Il settore sementiero italiano

L’esperienza degli operatori e la vocazione di molti territori fanno del settore sementiero italiano un’eccellenza, posizionandolo ai vertici europei.

Le attività svolte dagli operatori sementieri possono essere raggruppate in tre principali classi:

  • ricerca, finalizzata alla costituzione di nuove varietà;
  • moltiplicazione in campo e successiva lavorazione in stabilimento;
  • distribuzione commerciale delle sementi.

RICERCA

L’attività svolta nell’ambito del miglioramento genetico è finalizzata all’ottenimento di nuove varietà in grado di esprimere performance più soddisfacenti, sia sotto il profilo quantitativo che qualitativo, rispetto a quelle già conosciute.

Questa attività richiede cospicui investimenti in termini di tempo e di risorse: per arrivare ad ottenere una nuova varietà sono necessari mediamente 10-12 anni e investimenti elevati, fino al 20% del fatturato.

Per questo motivo, il livello di innovazione contenuto in un seme, oltre a non essere secondo a nessun altro prodotto, genera una serie di ricadute economiche, sociali e ambientali positive.

MOLTIPLICAZIONE

È l’attività che viene svolta per passare da un seme tecnico ad uno commerciale. Rappresenta dunque la fase di produzione in campo del seme, che sarà successivamente selezionato e lavorato in stabilimento, per poi essere posto sul mercato, a disposizione di agricoltori e vivaisti.

Moltiplicazione delle sementi certificate

L’Italia è il terzo Paese dell’Unione europea, dietro a Francia e Germania, in termini di moltiplicazione e produzione di sementi certificate. Il nostro Paese occupa invece la prima posizione in alcuni segmenti di grande rilievo per la filiera alimentare, come ad esempio la produzione di sementi di grano duro (detenendo circa il 60% del mercato UE), di erba medica (53%), di trifoglio alessandrino (91%), di riso (77%) e di soia (27%).

Secondo quanto pubblicato dal CREA-DC, la superficie effettivamente utilizzata, vale a dire quella che ha superato i controlli dell’ente di certificazione, per la produzione di sementi certificate nel 2023 ha superato i 206.000 ettari, in progressione dell’1% rispetto all’anno precedente.
I dati del settore nel dettaglio sono disponibili per le aziende associate nell’area riservata, alla pagina Statistiche di certificazione superfici moltiplicate.

Il grafico seguente mostra l’andamento negli ultimi anni delle superfici effettive, al netto degli scarti, complessivamente impiegate per la moltiplicazione in Italia delle sementi certificate.

Fonte: elaborazione Assosementi su dati Crea-DC, al netto degli scarti.

Per quanto concerne invece i quantitativi prodotti, il risultato riferito al 2023/24 si attesta intorno alle 543.000 tonnellate, con un aumento dei volumi di quasi il 2% rispetto all’anno precedente. Anche in questo caso, il dato riportato è al netto dei quantitativi scartati.
Il grafico seguente mostra l’andamento negli ultimi anni dei volumi complessivi di sementi certificate.

Fonte: elaborazione Assosementi su dati Crea-DC, al netto degli scarti.

Moltiplicazione delle sementi di specie ortive

L’Italia occupa una posizione leader anche nella moltiplicazione delle sementi di specie ortive e aromatiche. Questo gruppo di specie non sono soggette all’obbligo della certificazione ufficiale e pertanto sono commercializzate principalmente come sementi appartenenti alle categorie standard o mercantile.

Nel 2023, la superficie dedicata alla moltiplicazione delle ortive e delle aromatiche ammonta a poco meno di 38.000 ettari, in contrazione di circa il 2% rispetto all’anno precedente. Il dettaglio per specie è disponibile nella sezione dedicata al comparto ortive. Il grafico seguente mostra invece l’andamento delle superfici negli ultimi anni per questo comparto.

Fonte: Assosementi.

DISTRIBUZIONE E MERCATO

Il volume d’affari del settore sementiero italiano è stimato in circa un miliardo di euro. La quota maggiore è rappresentata dal comparto delle sementi da orto con poco meno del 30% del totale, seguito da cereali a paglia (20%) e mais (19%). Vi sono poi i comparti delle sementi di specie foraggere (13%), patate (7%), riso (4%), oleaginose (3%), barbabietola da zucchero (2%) e tutte le altre (3%).

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