Manifesto per agricoltura innovativa e sostenibile

C’eravamo anche noi lo scorso 16 luglio alla presentazione, nella sala dell’Istituto di Santa Maria in Aquiro presso il Senato della Repubblica, del nuovo Manifesto per l’agricoltura innovativa e sostenibile di Cibo per la Mente, che riunisce 18 associazioni della filiera alimentare.
Il documento, articolato in sei ambiti strategici, evidenzia fra i vari aspetti di rilievo l’importanza degli investimenti in #ricerca e #innovazione. A tal riguardo, Assosementi ricorda che l’innovazione vegetale gioca un ruolo fondamentale per l’agricoltura, poiché contribuisce a:
- incrementare le rese,
- migliorare i contenuti nutrizionali degli alimenti,
- ridurre al contempo l’impronta ecologia dell’attività di produzione.
L’incremento delle rese è ribadito in uno studio pubblicato da HFFA Research, nel quale si afferma che nell’arco di 20 anni, a partire dal 2000, il miglioramento genetico in Europa ha permesso un aumento dell’1,16% all’anno. Non si tratta soltanto di un risultato quantitativo, ma di un concreto contributo alla sostenibilità. Infatti, l’apporto fornito dal miglioramento genetico ha permesso di:
- tutelare il suolo, poiché per ottenere le stesse produzioni, in mancanza del breeding, sarebbe stato necessario aumentare la superficie agricola di circa 21,5 milioni di ettari;
- preservare la risorse idriche, con un risparmio stimato di 50 milioni di m3 di acqua, paragonabile al volume del Lago di Garda;
- evitare l’emissione di quasi 4 miliardi di tonnellate di C02.
Alle tecniche di miglioramento varietale già disponibili, è necessario oggi affiancare l’uso delle nuove tecniche genomiche (NGT), come genome editing e cisgenesi, che in Italia sono note anche come Tecniche di Evoluzione Assistita (TEA).
Le #TEA rappresentano lo strumento più preciso e veloce per poter tradurre le informazioni disponibili in miglioramento varietale. Rappresentano dunque una strategica opportunità per incrementare o, laddove necessario, garantire la stabilità delle rese, anche in condizioni avverse, dovute agli effetti sempre più vistosi del cambiamento climatico.
La comunità scientifica internazionale così come l’EFSA ritengono che le piante ottenute con genome editing siano sostanzialmente diverse dagli OGM tradizionali e che pertanto debbano essere regolate diversamente.
Il nuovo Regolamento in discussione a livello europeo, proponendo una suddivisione delle piante ottenute mediante TEA in due categorie (NGT1 e NGT2) sulla base del tipo e del numero di mutazioni generate, si sta muovendo in tale direzione, valutando il prodotto e non il processo. È però fondamentale che si arrivi presto ad una regolamentazione europea, anche perché molti Paesi nel mondo si sono già espressi, equiparando le piante ottenute mediante genome editing alle varietà ottenute a seguito di mutagenesi o incrocio.
In mancanza di un idoneo quadro regolatorio, risulterebbero penalizzati il commercio delle sementi e soprattutto gli agricoltori europei che non potrebbero accedere all’innovazione necessaria a rendere il nostro settore primario più competitivo, resiliente e sostenibile.